Le vigne, ai piedi del Monte Vulture., furono acquisite negli anni 60 da Generoso, nonno di Elena. Negli anni il nonno e il bisnonno si occuparono di curarle le vigne vendendo le uve e producendo per autoconsumo. “Stavamo per vendere - racconta Elena - ma all’ultimo capii che non potevo sopportare che mi portassero via i vigneti da sotto lo sguardo (la nostra casa è al centro dei vigneti),
e che un altro nome potesse far qualcosa di grande con i vigneti più vecchi del Vulture (la maggior parte hanno tra i 55 e i 60 anni, una parte addirittura circa 70 anni). Così decisi di cambiare i programmi di tutta la mia vita e di quella della mia famiglia”. Qui nascono vini prima di tutto “riconoscibili”: “La riconoscibilità è proprio sulla rappresentatività del territorio da cui nasce”. Il vulcano
“si ritrova nel bicchiere quando si assapora i profumi e il gusto del vino. Il lavoro che svolgiamo in vigna”, Non è viticoltura ma una e vera e propria opera di giardinaggio rispettoso della natura e dei suoi cicli. Tanto che quando l’uva arriva in cantina per iniziare la vinificazione, ho quasi il terrore di poterla soltanto rovinare. Fortunatamente il risultato finale appaga tutti gli sforzi fatti in vigna e in cantina senza lasciare scontenti”.