Quella di Cecilia Naldoni e Fabrizio Piccin è una storia decisamente anomala e coinvolgente, che merita di essere raccontata. Produttori affermati a Montepulciano, a metà degli anni 90 decidono in seguito a un disguido societario di mollare tutto per ricominciare da zero in Basilicata. A guidarli in questa scelta coraggiosa - tutti e due sono oltre i quaranta - è soprattutto l’amore per un vitigno, l’Aglianico, e l’enorme fiducia nelle sue potenzialità all’ombra del Vulture. Così prendono armi e bagagli, si stabiliscono a Venosa e cominciano tra diverse difficoltà (soprattutto di carattere logistico e organizzativo) a mettere a dimora o acquisire vigne su terreni vocati. Nel 2004 la prima vendemmia, che regala subito ai coniugi Piccin grosse soddisfazioni e ad appassionati e addetti ai lavori un nuovo punto di riferimento. Il Grifalco 2004 spiazza e richiama l’attenzione, riuscendo a mettere d’accordo istanze anche molto diverse, a cominciare da quelle di tradizionalisti e modernisti. Il motivo di tanto entusiasmo trasversale, si capirà presto, sta nell’approccio al vigneto e in una cifra stilistica che riesce a coniugare un’inclinazione quasi arcaica - dovuta in larga parte alla modalità comunicativa non mediata propria dell’Aglianico - con un’impostazione moderna anche se non modaiola.