Sui libri di storia si ricorda quell’intrepido e glorioso condottiero cartaginese che nel 219 a.C. valicò le Alpi con un esercito di elefanti...
Spesso il nome di qualcuno è dato per trovare un’assonanza con illustri del passato, sperando di ritrovarne caratteristiche e virtù. È così per Annibale Salerno, che insieme alla moglie Anna, nel 1978 acquistò una proprietà a Montecorvino Rovella. Un’azienda agricola di 30 ettari, di cui una ventina ad uliveto e oggi circa 6 a vigneto, lasciando poi spazio per un po’ di macchia. Dapprima conferitori di uve, oggi fieri produttori di vino per il valido apporto delle figlie Giusy e Francesca, oltre che di olio per il lavoro del figlio Mario. Siamo sulle colline della Piana del Sele, nel parco dei monti Picentini con vista sulla Costiera Amalfitana, dalla quale arriva costantemente brezza marina. Terreno grasso e vulcanico, che in zona ha già dato spettacolari risultati con i caparbi precursori vignaioli.
Dopo anni di immobilismo, anche la campagna salernitana ha iniziato a mettersi in moto. Nel 2005 Annibale decise di mettersi in proprio e imbot- tigliare il suo vino: nasce così Casa di Baal - nome che deriva dal nome del capo famiglia - in memoria della divinità fenicio-cartaginese. L’olio lo faceva già con successo dal 1998 con l’azienda familiare L’Oliveto. Con il prezioso aiuto prima di Fortunato Sebastiano e poi di Gennaro Reale, si inizia una fase di riconversione varietale, al fine di ridisegnare un’identità territoriale, puntando su Fiano e Aglianico in primis, supportati ora solo in parte da Moscato, Malvasia, Barbera e Merlot.
Casa di Baal ormai quasi da un decennio ha certificazione biologica AIAB. Ciò dimostra come già dall’inizio ci sia stato il rispetto dei tempi, la passione per la natura, l’applicazione razionale e intelligente della coltura biologica e dei preparati biodinamici. Sono elementi alla base delle scelte aziendali i sovesci, le lavorazioni minimali sui terreni, l’attività di prevenzione e di ottimizzazione, i diradamenti, la vendemmia manuale, l’impiego di lieviti indigeni e il razionale uso di solforosa. Queste sono solo alcune delle prati- che attualmente impiegate in azienda per ottenere vini quanto più naturali possibile, che siano espressioni principalmente del territorio.