Sul sito internet dell’azienda agricola Casebianche, la descrizione del rapporto con la terra va sotto la voce religione: “Per noi esiste una differenza tra materia e vita - scrivono Elisabetta e Pasquale, che dal 2000 curano i vigneti di famiglia -. Adottiamo
il metodo di coltivazione biologica e seguiamo il programma di gestione aziendale ‘agroecologico’ guardando con interesse all’approccio biodinamico e naturale”. Casebianche è a Torchiara, nell’Alto Cilento. I 14 ettari dell’azienda agricola si trovano lungo il corso del torrente Acqusanta, dove le propaggini del Monte Stella scivolano verso il mare e la piana di Paestum. Tra ulivi, agrumi e fichi ci sono 5,5 ettari di vigne (c’è quella piccola, quella grande, quella vecchia e quella delle more). La terra e il suo frutto sono curata come disciplinare biologico vuole: sovescio, rame e zolfo, lieviti indigeni.
Le prime bottiglie in commercio sono dell’annata 2007, dopo l’incontro con l’enologo Fortunato Sebastiano. Un uomo certo che “l’enologia non è scienza esatta, deriva dalla pratica e dall’osservazione, dalla grande attenzione data alle uve”.
Che, trasformate in vino, prendono “nomi propri” di bottiglia, unici: Cupersito, Cumalè, Iscadoro e Dellemore.