Alfonso Arpino, medico, si occupa dei vigneti di famiglia negli anni Novanta. L’azienda è sulle colline di Tramonti, a ridosso del balcone della Costiera amalfitana, tra alberi di limone e castagni oltre i coltivi di legumi e ortaggi: le cinque vigne, tra i 200 e i 676 metri sul livello del mare, risentono solo dell’influsso del libeccio e della brezza periodica che arriva dal mare, e che mitiga il clima d’estate e d’inverno. Le vigne, coltivate con metodo biologico e in alcuni casi con sistemi antichi come la pergola, sono espressione della storia millenaria del territorio: tra i vitigni, ci sono il tintore, il moscio, il piedirosso, la biancatenera, la pepella e la ginestra. Due delle vigne di Monte di Grazia hanno più di un secolo, e sono punteggiate da viti secolari a piede franco (tintore), che si riproducono ancora per propaggine. Due soli vini, con vitigni autoctoni, ma importanti. Racconta Alfonso: “Meraviglia per me è stata la scoperta di avere anche nei miei vigneti numerosi ceppi di viti plurisecolari, ma soprattutto di esserne diventato, vinificando le poche uve che producono ogni anno, un fiero custode, cercando di valorizzare la manodopera e la coltivazione tradizionale utili alla loro sopravvivenza”.