C’è un luogo dove si curano antichi vitigni, spesso dimenticati. È Castelvenere, il cui genio è il vulcano che ha dato origine al terreno tufaceo, a cui si abbina un microclima straordinario e l’uso efficace del sovescio. Qui si dà valore alla terra e al Tempo, che ricorre nelle denominazioni dei vini, prodotti con antiche uve autoctone provenienti da piccoli vigneti, piantati secondo antichi criteri. Le parole di Raffaele Annicchiarico, agronomo:
“In un mondo dominato dal mercato, preferisco il prodotto ‘unico’, realizzato dal produttore con la terra e la natura, con le sue imperfezioni e le sue debolezze; preferisco chi ha deciso che fare vino è un atto d’amore, di generosità, di solidarietà, di rispetto della terra, delle diversità. Sono convinto che la ricchezza e il valore di un vino è legato alla sua integrità, al fatto che è stato lavorato senza artifici; preferisco sapere che il tempo e la pazienza sono importanti per far crescere e coltivare le cose a cui teniamo; preferisco fare di tutto per far emergere la sua semplicità, complessità e profondità”. In questo processo il produttore è un vero “interprete della terra”, perché “fare un vino è come raccontare, narrare una storia; berlo significa entrare nella storia e nella memoria di queste terre e di questi vini, con la propria storia”. Anche per questo Raffaello invita ad associare a ogni vino un libro.