“Tutti a favore dei lieviti indigeni! Ogni bottiglia è diversa, parola di Camillo Donati”. Ma i lieviti sono loro: Camillo, sua moglie Francesca, la figlia Camilla, la nipote Monia (fino a qualche tempo fa l’amico “cantiniere” Ovidio, classe 1923) che lavorano i 12 ettari di vigneti secondo i metodi biologico (certificato dal 2001) e biodinamico. L’azienda ha una lunga storia: il nonno Orlando - con l’aiuto del cognato Oreste - ha impiantato il primo, scosceso vigneto, detto il Groppone sui colli a Sud di Parma, poi il testimone è passato al figlio Antonio e ora al nipote Camillo, che preso “in mano” l’attività nel 1992. Senza compromessi. Malvasia aromatica di Candia, sauvignon, trebbiano, barbera, lambrusco Maestri ma anche croatina e fortana; quasi tutte le uve vengono vinificate in purezza e imbottigliate con il loro nome senza forzature e ausili della chimica (solo gr. 5/ql. uva di metabisolfito di potassio in pigiatura). Tutti i vini sono frizzanti, rifermentati in bottiglia con metodo naturale, di cui in zona è considerato il Maestro. Camillo Donati tenta da sempre di trasferire nei vini il suo terroir, la sua storia, il suo modus vivendi, con un motto: “In cantina ci impegniamo a non distruggere ciò che la Natura ci ha donato, consapevoli delle nostre umane fragilità e imperfezioni”.