Una valle attraversata dal rio Plino della Taverna, vecchie vigne di Sangiovese e Trebbiano, la convinzione di poter produrre in Romagna vini di qualità capaci di sfidare il tempo: da questi tre ingredienti inizia nel 1999 la storia di Tenuta Il Plino, azienda vitivinicola piccola nelle dimensioni ma grande nelle ambizioni. A guidarla sono Antonella e Alessandro Ramilli, che fin dal primo incontro con questi vigneti sulle colline tra San Carlo di Cesena e Bertinoro (FC) dimostrano una profonda capacità di leggere il territorio e quel pizzico di incoscienza necessario ad andare controcorrente. Vini naturalmente complessi e straordinariamente longevi sono il risultato di un percorso lungo vent’anni.
Quando Alessandro arriva a San Carlo trova filari di Sangiovese e Trebbiano piantati tra il 1968 e 1970 e allevati con il cordone speronato su un terreno caratterizzato da forti pendenze. Il primo passo è abbassare le rese produttive e mettere a dimora nuovi vigneti ad alta densità di impianto per puntare a uve di alta qualità. Sul versante della valle orientato a nord-est vengono piantati poco dopo filari di Cabernet Sauvignon e Merlot allevati con l’antica forma dell’alberello, che dimostrano subito il loro grande carattere, mentre per il Sangiovese viene mantenuto il versante esposto a sud-ovest.
Ma il vero amore di Alessandro si chiama Albana. Crede che l’Albana di Romagna, primo vino bianco italiano a ottenere la Denominazione d’origine controllata garantita nel 1987, sia il vero vino autoctono da portare avanti ed è convinto di aver trovato un terroir vocato a una produzione di eccellenza. Le vigne orientate a nord ovest, un piccolo lago, un rio che attraversa la valle: le condizioni sono ideali per la formazione di muffa nobile, inizia una sfida affascinante di costante confronto con la natura. La stessa natura ha in serbo di lì a poco una sorpresa inaspettata. Dove prima c’erano i grappoli grandi del Trebbiano, Alessandro nota la presenza di grappoli spargoli. I diversi agronomi che osservano da vicino questo strano caso arrivano alla stessa conclusione: al 99% si tratta di una mutazione genetica spontanea. Il Trebbiano è un’uva neutra e ha un grappolo compatto, questa uva ha acini radi e regala profumi con una precisa identità. In attesa di un lungo lavoro di ricerca che richiede diverse microvinificazioni eseguite a partire dalla stessa varietà posta a dimora in almeno due diversi areali, nel 2005 Alessandro pianta questa nuova vite in un’altra zona del vigneto; le vendemmie successive confermano le caratteristiche particolarissime dei grappoli e dei vini.