“Aria fina e leggera dell’autunno sul Collio, incontro e mescolanza delle opposte brezze che scendono dalle Alpi e che salgono dall’Adriatico. Cielo sereno. Non una nuvola. E sole bruciante, quello stesso che finisce di risolare sulle vigne gli ultimi grappoli di Picolit”. (Mario Soldati, Vino al Vino). “” Il Collio è una piccola porzione di terra di confine, tra Italia e Slovenia, 1.500 ettari di vigneti con molte storie da raccontare. Una di queste storie porta il nome della famiglia Keber, che si trasferì dall’Au- stria più di 300 anni fa e iniziò a coltivare un piccolo pezzo di terreno. Siamo sulle colline di Zegla, più precisamente, a Cormons. Le attività erano quelle di un’autentica famiglia contadina: allevavano bestiame, coltivavano la terra e producevano vino. Di certo la viticoltura era favorita - e lo è tutt’ora- dalle caratteristiche geografiche e geologiche. Le Alpi Giulie riparano dai freddi venti settentrionali, il mare, non troppo lontano, regala un clima temperato. Le rocce del suolo, marne e arenarie, rappresentano un terreno ideale per la coltivazione della vigna. Edi Keber ha imparato molto sul vino dal padre Giuseppe e dallo zio Stanko. La produzione di vino prosegue dalle radici antiche della famiglia, ma prende presto nuove strade, grazie al coraggio di un contadino - come ama definirsi Edi - che sceglie di produrre un vino della sua terra, una vera rappresentazione di questa meravigliosa collina di confine.
Nel 2008, infatti, nonostante i numerosi premi ricevuti dai suoi vini, Edi compie una scelta radicale: abbandona completamente i monovitigni e con essi le volubili mode del mercato, e si dà un obiettivo ambizioso, quello di produrre un solo vino bianco: il Collio. Il Collio è prodotto di un uvaggio, una tecnica non invasiva, in cui diverse varietà di uve sono unite a produrre un vino che rappresenta più di tutto le tradizioni della terra da cui prende il nome. Le uve sono tocai friulano, malvasia, ribolla gialla. L’80% delle uve viene fatto fermentare per 5 mesi in vasche di cemento mentre una piccola parte matura in botti di rovere.
Il vino, non filtrato, viene imbottigliato con i suoi lieviti che lo trasformano, al passare del tempo. L’uvaggio, inoltre, regala una miglior longevità al prodotto. Nasce così un vino minerale, sapido, dallo spiccato profumo floreale. In un bicchiere di Collio di Keber è possibile rintracciare immediatamente la scelta coraggiosa di Edi, la volontà di trovare un prodotto che potesse rispecchiare le origini ed anche i mutamenti continui di una regione straordinariamente ricca. L’obiettivo rimane quello di allontanarsi dalle mode attuali, andando verso la valorizzazione del territorio e la sua promozione, non delle singole varietà di uva.