Nel 1994 Ferdinando Zanusso, insieme al figlio Mario, acquista i primi due ettari di vigneti a Brazzano di Cormons, paese natale della moglie, nel Collio. Il desiderio era quello di comprare vecchi vigneti di varietà autoctone. Nel 1997 aggiunge poi otto ettari sulla collina di Gramogliano, comune di Corno di Rosazzo, divenuta poi la sede principale. Inizia così la storia della cantina i Clivi, la cui prima annata in bottiglia risale al 1996. Da amante del vino, Ferdinando ne diventa produttore. Una scommessa vinta, insieme al figlio. Questa parte del Friuli è da sempre un territorio votato alla coltivazione della vite, per la buona esposizione delle colline, per la vicinanza del mare e per la caratteristica geologia del terreno, il “flysch di Cormons”: strati di roccia arenaria si alternano alle marne eoceniche. Ferdinando e Mario seguono interamente i lavori in vigna e in cantina, nei due poderi di proprietà. L’uno, nel Collio Goriziano, 5 ettari di cui 4 a vigna e uno a bosco, l’altro nei colli orientali del Friuli, 12 ettari di cui 6 a vigna. La varietà di due zone geograficamente diverse viene rispecchiata sapiente- mente dai vini stessi: Galea (Colli Orientali friulani) e Brazan (Collio). Due toponimi che identificano due porzioni di territorio, due cru: Brazan più vicino al mare, Galea più riparato, due esposizioni diverse, due mineralità diverse, due esperienze diverse. Le vigne di Ferdinando sono una grandissima ricchezza, non solo per il pro- dotto che nasce dalla loro sapiente coltivazione, ma anche per il patrimonio culturale e storico che esse stesse rappresentano. Si tratta, infatti, di vigneti molto vecchi, un’età tra quaranta e sessant’anni, ma alcune piante sono quasi centenarie. Nel rispetto e nella conservazione di un’eredità così antica, a I Clivi si lavora secondo la tradizione: sistema di allevamento tradizionale a doppio capovolto, lavori in vigna ed in cantina eseguiti rigorosamente a mano. “Il vino ha bisogno di tempo”, sembra essere la regola di questa pro- duzione con certificazione biologica. Totale rifiuto della velocità meccanica della produzione industriale e assenza di ogni trattamento chimico e di ogni forzatura o accelerazione della fermentazione: dal 2008 è stata abbandonata anche la fermentazione malolattica. La valorizzazione del territorio e dei vigneti autoctoni, la coltivazione rispet- tosa dei ritmi naturali e la volontà di produrre un vino di qualità, porta negli anni a risultati incoraggianti e apprezzamenti dai consumatori.