Maga Lino, così il cavaliere ama definirsi, e sentirsi chiamare, ma taluni lo hanno ormai definito come siur Barbacarlo. Ha fatto la storia del vino in Oltrepò e da qualche anno ha la successione professionale garantita dal figlio Giuseppe. Nel comune di Broni, in provincia di Pavia, i Maga possiedono 17 ettari, di cui 10 vitati; di questi, suddivisi tra la collina Porrei di vigna Barbacarlo e quella di Montebuono da cui produce il Vigna Montebuono. La vigna Barbacarlo è proprietà della famiglia Maga sin dal 1884, e il 1886 è stata la prima annata di vino prodotta e imbottigliata. Posta a circa 300 metri sul livello del mare., è coltivata a Croatina per il 50%, Uva Rara (così detta dalla crescita particolarmente spargola del grappolo) per il 25%, Ughetta al 20% e Barbera per un modesto 5%. Lino fa un vanto della “costante diversità” tra le annate del Barbacarlo. Bottiglie oggi di questo sono circa 10.000 con gradazione, residuo zuccherino e caratteristiche chimico-fisiche sempre diverse. Le descrizioni romantiche del “suo vino” e della naturalità dei processi produttivi sono note e ampiamente citate. Basterebbe limitarsi ad apprezzare la passione e la grande volontà di un uomo nel fare ciò in cui crede. Uomo schivo e isolato, che però ama la gente che va alla ricerca della qualità. Ogni vendemmia per lui è una battaglia, con le leggi che non sempre riescono a leggere la natura: il suo Barbacarlo, amato da Brera e da Veronelli, è l’espressione di quello che l’Oltrepò può dare quando il lavoro dell’uomo rispetta terra, vigne e vino. Lui forse è stanco, ma il vino resta la sua medicina. “Il lavoro ti salva, non bisogna mai fermarsi” dice; o ancora: “La morte è l’interruzione del lavoro”.