Massimo Palmieri, difensore generoso del naturale, nella vigna, in cantina e nella vita.
Nel 2008 ha deciso di scappare dalla grande città per ritrovare il senso della terra, della semplicità e della tradizione a San Marcello, dove coltiva Lacrima e Verdicchio. L’approccio in vigna va al di là del biologico: perché fare la guerra ai microrganismi quando li si può avere come alleati? Questa è la filosofia dell’azienda, che riduce l’uso di zolfo e rame al minimo usando microrganismi naturali ed estratti di alghe per stimolare la vite e rafforzarne le difese ed il sovescio di favino per azotare la terra.
Alleati alla produzione di vini pieni di personalità sono anche il microclima marittimo ed il terreno argilloso-calcareo delle colline della Vallesina a 220 metri sul livello del mare.
L’idea, che combacia pienamente col risultato, è di produrre vini “senza effetti speciali”, fuori dagli schemi tecnici, unici, in sintonia con la stagionalità, e che rispecchino la vera essenza del vitigno: Lacrima di Morro d’Alba poderosi, intensi, profondi e Verdicchio dei Castelli di Jesi straripanti di aromi fruttati e floreali, corpulenti e minerali.
La vendemmia manuale è scandita in periodi diversi per ottenere una buona acidità ed una vellutata morbidezza, la pigiatura è effettuata quasi immediatamente e l’energia termica prodotta dalla fermentazione viene recuperata attraverso il sistema geotermico per essere utilizzata nell’agriturismo.
Il lavoro in cantina è l’emblema della semplicità: si fa uso di lieviti indigeni, solo acciaio, bassissimi livelli di anidride solforosa e nessuna filtrazione.
Da quest’anno ci sono delle novità: dal suo ultimo viaggio in Georgia Massimo ha portato con sé delle Qvevri tradizionali che ha fatto accuratamente interrare, e nelle quali sta sperimentando la macerazione sulle bucce per il Verdicchio e l’evoluzione per il Lacrima.