Il Barolo che si fa paradigma, il vino che si fa cultura e racconta storie e territori: un classico assoluto. Beppe Rinaldi, per gli amici Citrico, uno di quei personaggi senza i quali il mondo del vino italiano sarebbe assai più povero. Ma non andate a dirglielo: comincerebbe a prendersi gioco di voi come fa con se stesso. Affabulatore, provocatore, raffinato intellettuale, Rinaldi si è reso protagonista delle battaglie per la salvaguardia del territorio di Langa e dell’identità del Barolo tradizionale; nel tempo si è trovato cucito addosso un personaggio che - come sa chi lo conosce bene - spesso gli va stretto. Ma il suo vino è rimasto sempre fedele alla storia di cui è testimone, quella di una famiglia, tra cui le figlie Marta e Carlotta che lo coadiuvano, e di un intero territorio. Massima naturalezza e rispetto dell’ambiente, non ci stupisce!, ma nessuna certificazione. I vini sono grandi classici: Nebbiolo, Freisa, Barbera, Dolcetto, perfino un Ruché “fuori sede”: un compendio della nobiltà enoica piemontese. E poi il Barolo, terra e nobiltà, sempre austero ma mai altero, complesso ma godibile. Perché un vino è davvero grande quando non rinuncia a concedersi.