“Se fossi nata maschio, non esisterebbe ‘il rosso delle donne’, ma avrei evitato che al mio arrivo papà Ermanno, uno tra primi produttori del Boca, esclamasse con sconforto ‘un’altra femmina’”. Così Elena, una delle sorelle Conti. Ma la vita sa stupire sempre. Così, dopo percorsi formativi differenti, le tre sorelle si sono ritrovate insieme alla guida dell’azienda di famiglia. L’etichetta dell’annata ‘96 del Boca, che doveva segnare il passaggio di consegne, è diventata simbolo d’un progetto culturale
più ampio. Perché produrre un buon vino è assimilabile a un’opera d’arte. “Continuo a credere che chi mette le mani nella terra mantenga sempre un po’ di umanità. La coincidenza della componente artistica con l’aspetto artigianale, un mix di forte espressione territoriale, di tradizioni e di fedeltà a valori fondamentali, in un processo di cura profonda, indispensabile alla coltivazione della vite e della vita. Mi piace pensare alla figura del contadino non come imprenditore agricolo, ma come custode del proprio ambiente naturale”. Così Marco Arturi sui vini di Castello Conti (un castello vero!): “Il fascino del nebbiolo passa anche per declinazioni ‘minori’ come quella del Boca. I vini delle sorelle Conti parlano il linguaggio dell’essenzialità e dell’espressività scarna ma diretta che sono i tratti distintivi di questo vitigno nella zona”.