Se si sale in direzione del passo del Sempione, sulla parte sinistra della Val d’Ossola, tra Villadossola e Domodossola, a circa 600 metri si trova la frazione di Tappia, fino al 1928 Comune autonomo. Oggi il borgo è quasi del tutto disabitato - a parte forse due case - ma nel complesso appare an- cora abbastanza curato. Le abitazioni sono quelle tipiche dell’ossolano, in pietra e legno con i tetti in beola: la vista da lassù è mozzafiato, si domina a strapiombo tutta la Val d’Ossola, dal Sempione all’imbocco che porta verso il lago Maggiore. Nel 2005 Romano Zaretti - sul finire del suo pluriennale impegno da “sindaco operaio” e amministratore di Villadossola - decide di
produrre di nuovo vino in questa località, dove la viticoltura era dismessa da circa 50 anni. “La vigna a Tappia c’è sempre stata: i nostri vecchi vivevano di agricoltura” racconta l’ex sindaco: ma l’arrivo dell’industria in Ossola portò i più ad abbandonare la terra per il miraggio del posto sicuro in fabbrica. Romano sistema i terrazzamenti a secco e reimpianta la vigna di nebbiolo, che nella zona Ossolana è chiamato prünent. Nel 2009 è disponibile la prima produzione. Negli stessi anni, accanto al vigneto, ricostruisce quasi da solo con le sue mani, con il legno e la pietra del posto, una splendida casa, che oggi è la sede della Cantina di Tappia e dell’omonimo agriturismo.
La cantina oggi è passata sotto la gestione del figlio Corrado (operaio di una fabbrica locale), che con la moglie e figlie gestisce anche la parte di risto- razione dell’agriturismo, ma il papà Romano è comunque sempre presente con il suo prezioso supporto.
La cantina si trova nel piano più basso del caseggiato, pulita e ordinata, un piccolo gioiello di legno e pietra. È suddivisa in due parti, la zona di affina- mento, dove sono presenti 6-7 barriques usate, di secondo-terzo passaggio e le bottiglie in affinamento e una parte dove sono presenti i fusti in vetrore- sina per le fermentazioni e tutta la strumentazione necessaria a produrre e imbottigliare vino.