E la sorella maggiore e che forse secondo me quella più
Marina Marcarino era già destinata ai suoi vigneti fin da bambina. Si descrive esuberante e curiosa, senza maestra d’asilo disponibile a sopportarla: viene affidata alle cure della nonna che la conduce in campagna aprendole le porte di una cultura legata ai tempi e ai metodi di lavorazione della terra. Il profondo legame con il territorio si rafforza ulteriormente nel 1982: Marina rimane folgorata dall’agricoltura biologica nella quale vede un modo nuovo e autentico per entrare in pieno contatto con le viti e creare un legame di “reciproco rispetto”. A dispetto di battute d’arresto, la Punset assume grazie al suo impegno una ben precisa identità. Marina Marcarino si descrive: “La mia filosofia è quella di produrre ottimi vini, partendo dal presupposto che l’agricoltura biologica non ci deve costringere in un ghetto per produttori ‘particolari’, piuttosto la certificazione deve’ essere una garanzia ulteriore di qualità a tutela del consumatore. Io desidero però confrontarmi anche con il mondo del convenzionale, e dimostrare che si può diventare grandi nel rispetto della natura, dell’ambiente e di noi stessi”. Tanto che Marina lavora ormai di fatto in biodinamico ma non ha chiesto certificazioni perché, dichiara, “La biodinamica è un modo di pensare: non puoi certificare il tuo pensiero”. I vini di Punset? Presto detto, tutti i classici del territorio.