Felline è un paese sospeso. Come molti paesi del Salento stanno lì, sospesi nel tempo, come se nulla mutasse. Qualche cane che gironzola per le strade, le sedie fuori dalle case per ospitare due chiacchiere in strada. Il bar. E nient’altro. Ma d’estate questi borghi si animano di turisti accaldati che, soprattutto di sera, salgono dalle spiagge in cerca di tipicità, vita di un tempo, la salentinità che le guide turistiche promettono.
Marta Cesi è una donna del Sud che ama la sua terra. In Salento ha deciso di tornare, dopo aver studiato a Bologna. Ritornare e, nonostante la sua laurea in Economia, decidere di riprendere in mano la terra dei nonni e produrre vino. Una grande sfida, soprattutto al Sud. Ma Marta è tenace, intelligente e vo- lonterosa. Recupera le vigne e soprattutto cerca delle buone relazioni per avviare un’attività e imparare. Esperti uomini del vino visitano le sue vigne e la incoraggiano. Così nel 2001 nasce Dei Agre, un nome dal sapore antico per un progetto di rinascita e sviluppo di un territorio, nel rispetto dell’ambiente. L’obiettivo di Marta è semplice e complesso al tempo stesso: fare buoni vini con quello che la terra e la natura di anno in anno offrono, valorizzando quanto i nonni hanno conservato e tramandato.
Quella di Marta è un’azienda “diffusa”. I terreni con i vigneti si trovano nella parte di Felline, dove l’abitato finisce e la terra digrada verso il mare. Due ettari di proprietà e 1 ettaro e mezzo in affitto. Le vigne più vecchie di circa 60 anni e le più recenti di circa 30 anni. Il sistema di allevamento è quello tradizionale in queste zone: l’alberello pugliese.
I vitigni sono l’emblema della terra salentina, negramaro e primitivo. Con gli anni Marta ha affinato il suo approccio naturale alla viticoltura.
La sua esperienza in vigna infatti la porta progressivamente ad escludere interventi sulle parte volatile della pianta e privilegiare piuttosto azioni di potenziamento della capacità di difesa e di resistenza delle piante attraverso l’apporto di sostanza organica al suolo. I filari sono infatti inframmezzati da vegetazione spontanea che viene tagliata solo a piena maturazione, per favorire l’autosemina e l’impollinazione, contribuendo così a preservare la biodiversità. Per la cantina Marta si affida ad un’azienda di Sandonaci nel Nord Salento. Anche qui gli interventi sono minimi; l’obiettivo è quello di portare a giusta maturazione le uve (che sono certificate biologiche) favorire ma non forzare i processi fermentativi e accompagnare il vino alla giusta maturazione e ad esprimere le caratteristiche specifiche di ogni annata. Amaranto è un rosato da uve negroamaro e primitivo.