7 piccoli appezzamenti, 850 ulivi, 1 cultivar, 1 fratello e 1 sorella. Olio Infiore parte 4 anni fa da qui, da un manipolo di terre ereditate impiantate a Coratina, dislocate tra l’Adriatico e l’Alta Murgia, e due fratelli che decidono di voler produrre olio di altissima qualità. Prima di allora, Tommaso e Angela Fiore fanno tutt’altro e, soprattutto, lo fanno lontano dalla Puglia. Diventare olivicoltori non faceva parte dei loro piani ma, quando è successo di dover decidere il destino di quelle terre, hanno avuto pochi dubbi.
Iniziano facendo quello che gli riesce meglio: studiare. Tommaso si forma in campo agronomico, Angela diventa assaggiatrice professionale. Il rispetto per la terra e per le persone che la lavorano non è negoziabile, quindi decidono di usare da subito tecniche di coltivazione mutuate dal protocollo biologico. Per i primi due anni, lo fanno senza alcun controllo esterno, poi decidono di farsi monitorare dall’ICEA. Seguono personalmente tutta la filiera e si fanno aiutare da operai regolarmente assunti ed equamente retribuiti, una precisazione che sembra superflua, ma, da queste parti, si tratta di una pratica affatto scontata. Scelgono di affidare la trasformazione delle olive a uno dei frantoiani più illuminati e lungimiranti del posto, non per un vezzo, ma perché il momento della trasformazione è quello più delicato di tutta la filiera. Da lui, le olive vengono frante nel giro di 10 ore, in un frantoio a due fasi a ciclo continuo, con gramole verticali che lavorano inassenza di ossigeno. L’olio viene poi filtrato e immediatamente imbottigliato per mantenere inalterate le proprietà organolettiche e quei profumi che fanno dire a Tom Mueller “assaggiare quegli oli era come passeggiare in un giardino botanico, visitare una fabbrica di profumi e fare un lungo giro in macchina tra iprati di primavera con i finestrini abbassati.”
Nel 2018 decidono di confrontarsi per la prima volta con il mondo delle Guide e dei Concorsi. I risultati ottenuti e confermati anche quest’anno, attestano che sono sulla strada giusta.
Ma il vero lavoro da fare, come i due continuano a ripetere ossessivamente, resta quello della costruzione di uno spazio di riflessione aperta, condivisa, i cui attori siano i produttori, da cui nascano alleanze e visioni comuni. Un’utopia, dice qualcuno, sorridendo sornione.