Se arrivate in visita a Pantun, sulle colline di fronte a Mottola, in provincia di Taranto, in una giornata di pioggia, vi spiegate subito la scelta di Mimmo e Jutta (il cognome non lo usa nessuno) di chiamare così la loro impresa familiare. Quello che vi accoglie infatti, lungo la ripida strada sterrata, è il fango, un vero e proprio pantano. Insieme ad uno straordinario profumo di bosco e al calore di Mimmo, di Jutta e dei loro figli, Giuseppe e Hanna. Con orgoglio Mimmo racconta che su quella collina di natura argillosa, a 400 metri di altezza, nel 2000, non c’era nulla. Mimmo e Jutta vi hanno piantato di tutto, in prevalenza alberi da frutto e i vigneti. La loro è un’avventura intra- presa come scelta di vita: hanno lasciato un precedente lavoro per tornare alla terra, scegliendo una lavorazione artigianale e tradizionale. Sono partiti da zero Mimmo e Jutta, non avevano terra di famiglia ma hanno potuto contare sull’aiuto di tanti amici. Con il tempo è venuta anche l’ammirazione della gente del posto che li ha visti crescere, lavorare e produrre, nei vigneti ad alberello, come è tradizione di questo territorio, dell’ottimo vino.
Hanno costruito una piccola casa e di recente, di fronte alla casa, un mo- desto edificio adibito a cantina. Sei ettari totali la superficie coltivata, tutta di proprietà, di cui circa tre ettari destinati a vigneto, varietà primitivo, per produrre circa 15.000 bottiglie l’anno. Nel lavoro in vigna utilizzano i metodi dell’agricoltura biologica, concimano con il metodo del sovescio e ogni 4 anni utilizzano letame biologico.
La visita in cantina consente di apprezzare i loro vini ma soprattutto di com- prendere il loro lavoro: parlando con Mimmo è il senso di attesa e anche di sorpresa che si coglie nel loro approccio al vino. Lavorano tutto manualmente, si interrogano continuamente su come migliorare, fanno un utilizzo mode- rato di piccole botti di legno usate perché consentono, durante il processo di maturazione, la contaminazione con l’ambiente esterno senza alterare il carattere del vino. Al momento della chiarificazione prediligono l’utilizzo del travaso per mantenere al massimo le sostanze naturali del vino, utili alla sua conservazione. Nessuna consulenza enologica interviene per correggere o modificare i vini di Pantun: non vengono utilizzati lieviti commerciali. Nella degustazione si inizia con un rosato fresco e un po’ aromatico, poi il rosso Pantun, il prodotto emblematico della loro produzione e il Fatù, rosso molto carico con una lieve nota “dolce”; ed infine Passò il loro passito, carico, pieno ma per nulla eccessivo.
Pantun è un’azienda biologica certificata ma Mimmo e Jutta sono consapevoli che la certificazione non offre garanzie sufficienti al consumatore.
Per questa ragione stanno sperimentando forme alternative di mutuo ricono- scimento, basate su processi di autocertificazione condivisi collettivamente. Vale la pena di spingersi fin su per la ripida strada e far visita a Pantun: Mimmo e Jutta vi accoglieranno con entusiasmo poiché hanno fatto della socialità e dell’incontro uno dei punti di forza della loro impresa familiare. Per la commercializzazione dei loro prodotti (vini ma anche olio) prediligono la vendita diretta, presso la loro azienda o attraverso la partecipazione ad alcuni mercati. Questa prossimità consente di comunicare al consumatore finale il senso delle proprie scelte, produttive e di vita: l’impegno costante al rispetto del lavoro (proprio e altrui), dell’ambiente e della salute, la fedeltà ad un territorio e alle sue specificità e tradizioni, l’interpretazione della pratica agricola come custodia e tutela del territorio.