Ammirazione e rispetto. Come quando ti accosti ad un’opera d’arte, al mare in tempesta che sferza le rocce di Pantelleria, a un ulivo centenario, a un alberello di Grillo o di Zibibbo. La vita e l’opera di Marco De Bartoli, sfaccettate di luci e ombre, del vino siciliano sono la storia e la rivoluzione insieme.
La storia: ricolma dell’esperienza e del mestiere del far vino, vino come una volta, vino come i Fenici i Greci gli Spagnoli prima, vino come i bisnonni poi. La rivoluzione: intuire, accendersi, schierarsi, combattere, difendere una visione, un’idea, un progetto di dedizione e amore per Marsala e le sue uve.
Stappare il Vecchio Samperi e attraversare una frontiera dello spaziotempo è tutt’uno: scivola lentamente nel bicchiere un liquido d’oro e di fuoco e si aggrappa alle pareti cristalline, rilucente di sole, profumato di scirocco e di cubbàita, delle scorze dei cannoli e delle saline allo Stagnone. Il Marsala prima del Marsala, prima degli inglesi e delle navi mercantili, prima che diventasse industria e venisse relegato allo scaffale in basso insieme agli sciroppi e ai condimenti. Il Marsala nobilissimo, vino perpetuo ed immortale, espressione d’arte millenaria che sussurra le parole degli antichi attraverso i tempi e le generazioni, e ci ricorda chi siamo e da dove veniamo. Ad esempio: il Vecchio Samperi trentennale e ventennale o
il Marsala Superiore Oro Vigna la Miccia e Riserva 1987, tutti da uve grillo 100%. Perché solo la forza delle radici ci darà voce per parlare ancora, e animo per combattere ancora, e occhi per immaginare il futuro.