Pacina ha una lunga storia alle spalle: un toponimo etrusco Pacina probabilmente deriva da Pacha o Pachna, l’equivalente etrusco di Bacco, poi convento nel X secolo. Un piccolo luogo che ha rispettato per caso, per necessità, per vicende storiche la ricchezza di una tradizione vitivinicola che immerge le sue radici nel passato e l’ambiente agrario ha mantenuto un prezioso stato di equilibrio e fertilità naturale. Vite e olivo, cereali e foraggere, orti e frutteti, boschi; sono le colture praticate che rendono questo luogo forte e generoso di energie, non denaturato dall’omogeneità fragile indotta dalle monocolture. Oltre alla cultura del vignaiuolo: “Per noi - spiega Giovanna - una viticoltura moderna è quella che recupera e mette a frutto nel rapporto quotidiano con il vigneto
le conoscenze, le esperienze e la saggezza dei vecchi agricoltori rafforzate, confermate e sviluppate dalle conoscenze moderne”.
Nel 1987 la prima annata del “Pacina”, che ancora oggi viene prodotto e imbottigliato. In cantina la fermentazione, la macerazione, l’affinamento, i travasi sono operazioni lente, naturali, solenni. “Siamo consapevoli e orgogliosi delle caratteristiche del nostro prodotto, reale manifestazione della tipicità del vitigno e della zona”. Tanto che hanno preferito abbandonare - per estrema coerenza - la Doc Chianti Colli Senesi.