Con il vino ci vuole pazienza. Lo dice Fabrizio Zanfi da Modena,
che ha cercato “in tutto il mondo un posto che fosse nello stesso tempo un punto di arrivo e di partenza. Ho trovato questo Podere, appollaiato su una collina di fronte al mare di Bibbona, abbandonato negli anni 60 dai mezzadri in fuga verso la città ma da sempre destinato alla vite e all’olivo”. Fabrizio inizia con l’olio ma il vino è nel suo destino: “Una sera che avevo bevuto troppo ho comprato da un mio amico i diritti per impiantare 3 ettari. Ho piantato quel che mi piaceva, senza dare retta alle mode del momento, sorvolando sulle facce sconsolate dei consulenti e sui risolini dei venditori di Barbatelle”. Sangiovese: “proprio di fronte al mare, in un pendio pieno di sole e vento, che dovrà dare al vino quel sapore di alloro, di salmastro, che tanto mi piace”. Syrah: “perché mi incanta il suo misto di minerale e frutta, la sua capacità di essere duro e tenerissimo insieme”. Poi un poco di ciliegiolo, per provarlo in purezza, qualche filare di fogliatonda, vitigno autoctono dimenticato. Scelte poco commerciali e in vigna - ovviamente - scelte rispettose, “il concetto che considero il vero significato del ‘naturale’”. Un enologo giovane e coraggioso.