10 viticoltori trentini decidono di associarsi, di fare della loro amicizia qual- cosa di più, un impegno, un progetto, un intento. Castel Noarna, Cesconi, Dalzocchio, Elisabetta Foradori, Engenio Rosi, Fanti, Francesco Poli, Gino Pedrotti, Maso Furli, Vilar. Singolarmente sono noti, soprattutto a chi legge di vino artigianale. Ma associati in consorzio rappresentano un vero e proprio baluardo di resistenza. Alternativi, ribelli, orgogliosamente contadini, i Dolomitici sono uniti dal comune intento di valorizzare la specificità del territorio, la sua storia e le sue tradizioni, secondo una visione etica condivisa, nel rispetto della natura. Ciò significa lavorare in vigna preservando la biodiversità, attraverso una viticoltura che assuma la responsabilità di prendersi cura del territorio e consegnarlo, ricco e vitale, alle generazioni a venire. In cantina si limitano gli interventi cercando, attraverso la maturazione naturale delle uve, di mantenere il carattere specifico del vino, anche in relazione all’annata. Quando una viticoltura sana permette alla pianta di esprimersi nella sua interezza, il frutto che ne deriva sarà espressione della sua autenticità; di conseguenza la tecnologia in cantina (ed i gusti standardizzati che ne derivano) diverrà inutile, il vino manterrà il suo gusto originario e la sua attitudine all’evoluzione naturale. Il consorzio ha lo scopo sociale di diffondere la cultura contadina che lo ispira. Incontrare i consumatori, illustrare il proprio lavoro, condividere ed esaltare l’individualità di ognuno entro una cornice di senso che ne qualifica il lavoro. Se l’orizzonte di significato fa del consorzio un’iniziativa già di per sé interessante, lo è ancor di più l’esperienza di lavoro collettivo che il consorzio conduce nella produzione del suo Perciso. Si tratta di una storia che merita di essere raccontata. Una vigna ultra cente- naria in località Mama d’Avio. Un anziano contadino l’ha preservata ma ora incombe un progetto di eradicazione per l’impianto di pinot grigio.
I Dolomitici si propongono per gestire, con un contratto di affitto, questa vigna centenaria. 727 ceppi di Lambrusco a foglia frastagliata, impianto a pergola doppia e piede franco. Una rarità che i Dolomitici non vogliono perdere.