Talvolta perdersi è un po’ ritrovarsi. In fondo non è così difficile arrivare in questa cantina: basterebbe salire da Saint-Christophe, seguire le indicazioni e trovare la grande casa giallo- arancione-ocra, che spicca tra il verde dei prati e dei boschi. Ma se vi avventurate nel salire da Quart, potrebbe accadere che vi perdiate per piccoli borghi e pendii scoscesi, con la città di Aosta là sotto che sembra essere a un passo. Se poi capitasse di notte, il panorama sarebbe ancora più affascinante, con le luci sul fondo e le stelle lassù. “Il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me” avrebbe detto Kant: mai citazione suonerebbe più azzeccata per questa realtà, dove si mischiano rigore e passione. Arrivare alla Maison Vigneronne dei Grosjean è tornare a qualcosa di ancestrale, arcaico: se siete fortunati potreste trovare un piccolo grande uomo di quasi 90 anni che con un misto di italiano e patois vi chiede come siete arrivati lì, con un sorriso serafico stampato sul viso. Il fondatore dell’azienda, il Grande Vecchio con fiducia ha lasciato le redini dell’azienda in mano ai figli, i Frères Grosjean, un trait d’union nella tradizione. L’anima dell’azienda è oggi Vincent, che somiglia al padre ma ha mani grandi come badili e un sorriso da bambino, disarmante e affascinante. Magari all’inizio vi accoglierà in silenzio, osservandovi: ma lasciatelo parlare e vi aprirà un mondo. L’azienda ha terminato di recente la conversione al biologico, segno di salvaguardia e valorizzazione del territorio. “Il vino si fa in vigna”, vi sentirete dire! La cantina è molto semplice: si cerca di limitare al massimo l’intervento umano in ogni fase. A fianco un locale di degustazione dove legno e pietra la fan da padroni: sedetevi e lasciatevi guidare.