Gabriella è l’unica vignaiola valdostana che non alleva vigne nella valle cen- trale, quella tagliata dalla Dora e da cui la viticoltura regionale trae grandi benefici. Infatti ci troviamo in una vallata laterale, nella bassa valle: da Verres ci si deve inerpicare nella strada che passa dietro la fortezza militare che si staglia in alto e puntare verso Challand Saint-Victor. Giunti nel paesino, di cui Gabriella nel passato è stata anche sindaco, ci si dirige verso la chiesa parrocchiale dall’alto campanile. Qui sotto troviamo la cantina e la casa di questa vignaiola: di recente ha finito i lavori di ristrutturazione che, insieme a una piccola cantina e una calda e raccolta sala di degustazione, hanno dato vita a un B&B che offre un panorama di assoluto relax e di pace. Gabriella, in apparenza, è molto chiusa ma alla fine diventa vulcanica e affabile.
La sua missione è continuare la tradizione familiare iniziata circa 50 anni fa che vedeva, oltre alla produzione di vino, anche altre colture: l’azienda vitivi- nicola, così come è attualmente, nacque nel 1990. Sicuramente il numero di bottiglie ridotto, la distribuzione legata ad un mercato locale e di appassionati che vanno a prendere le bottiglie in azienda, fanno sì che il nome di questa cantina non esca dai confini regionali. Ciò che colpisce di Gabriella è l’energia che traspare in ogni sua parola, la passione che riesce a comunicare con i suoi gesti e la cura che pone nel versarti il vino e nel raccontarlo, ascoltando con attenzione chi ha di fronte. Un modo di fare semplice, lo stesso che si ritrova nell’approccio in vigna e in cantina. Nessuna certificazione, in vigna si cerca di intervenire il meno possibile: le uniche concessioni a interventi più mirati nel 2014, annata fredda e piovosa soprattutto in bassa valle, in cui si è rischiato di non portare nulla in can- tina, complici malattie e parassiti. Tanto che su una delle varietà più care a Gabriella, il Mayolet, si è ritrovata una produzione ridotta al 20%, minima se si considera che questo vitigno non è molto produttivo di suo. Il 2015, al contrario, annata calda, ha segnato un po’ di stress idrico per le piante e una riduzione della produzione ma che comunque è stata ripagata da alcuni vini pienamente territoriali e validi.
I vitigni sono quelli tipici della zona con l’aggiunta di un alloctono, il Müller Thurgau che in questa vallata laterale ha trovato patria e luogo d’eccellenza. La scelta di questo vitigno a bacca bianca in bassa valle è legata proprio alle condizioni pedoclimatiche della zona, dove la piovosità è decisamente supe- riore rispetto alla media regionale (non dimentichiamoci mai che, a differenza di quanto si possa pensare, la Valle d’Aosta è tra le regioni meno piovose d’Italia). Il Müller di Gabriella è giocato su note erbacee e floreali, in bocca si mostra per una ottima acidità supportata da una vena sapida importante. Un altro vino curioso e significativo è il Vin de Table Rabec, uvaggio di dolcetto, pinot noir e gamay, che si mostra materico e giustamente acido, con una vena rustica e un tannino da levigare che comunque non pregiudica la grande beva. Il Pinot Noir, invece, è giocato sull’essere sottile, quasi rarefatto, un vino a cui non va chiesta potenza ma di cui bisogna apprezzare l’espressività sottesa. Infine il vino da uve stramature Quam Bonum, non prodotto in tutte le annate, la cui base è il Müller Thurgau e che nasce in memoria del vino da messa di un tempo. Suadente nei profumi dolci e morbidi del frutto e del fieno contrastati da un’acidità viva e vigorosa.