Via Parigi 170
Aosta
Tel.3485637107
Le Vieux Joseph ha il viso giovane e sorridente di Ilaria Bavastro uno dei volti nuovi nel panorama regionale. Il “vecchio” e la giovane sono solo un’apparente contraddizione in termini: Ilaria, valdostana doc, dopo alcune esperienze la- vorative nelle vigne in Piemonte, Svizzera e Valle d’Aosta, prese la decisione di provare a fare il suo vino e di valorizzare la tradizione vitivinicola della regione, riaffermando un modo di produrre il nettare degli dei nella scia della memoria e della tradizione. Una scelta non facile, giacché a differenza di molti altri vignerons valdostani non proveniva da una famiglia in cui il vino rientrava nella storia o negli orizzonti. Una partenza da zero, insomma, senza appezzamenti ereditati dai nonni come spesso accade nella tradizione valdostana. Ilaria è il classico caso di self-made woman nel mondo del vino e la sua azienda coincide al 100% con lei: lavora quasi esclusivamente da sola circa due ettari di vigna, suddivisi tra la collina di Aosta e l’area di Chétoz, tra Quart e Nus. Qui, in appezzamenti piccoli e il più delle volte inerpicati sul crinale della montagna si trovano le sue viti, alcune molto vecchie, sostenute ancora da pali in legno e con impianti dove il filare stretto è una regola, perché lo spazio è poco e si deve sfruttare al meglio la poca terra a disposizione. In queste condizioni è naturale che tutte le lavorazioni debbano essere svolte manualmente, senza l’ausilio di macchinari: i trattamenti vengono dati con l’atomizzatore in spalla, facendo unicamente forza sulla volontà e sull’amore per la terra. Ma Ilaria, mentre racconta delle sue fatiche, non ha mai un ché di lamentoso: anzi, le si illuminano gli occhi e il volto scavato dal sole e dalle fatiche diventa sorridente. Non si può far altro che pensare che tutto questo sia unicamente un atto d’amore grandissimo.
Anche in cantina l’approccio è analogo: vinificazioni semplici e naturali, senza forzare i tempi di evoluzione del vino e senza cedere alla tentazione di facili scorciatoie utilizzando prodotti enologici. Negli ultimi due anni, dopo alcuni errori e memore delle esperienze sfortunate del passato, ha chiesto l’aiuto di Fabien Bonnet, una delle anime di Les Petits Riens, per trovare una quadratura del cerchio nella produzione dei suoi vini. L’unica concessione è l’uso della sol- forosa, che resta comunque abbondantemente al di sotto delle medie regionali. E per chiudere il cerchio Ilaria è anche la commerciale di se stessa, battendo bar e ristoranti e partecipando a fiere e mercati, in modo da promuovere in prima persona i suoi vini. Sempre e comunque con il sorriso sulle labbra e con grande solarità e gentilezza. Cinquemila bottiglie come media, nel 2014 e nel 2015 una produzione leggermente inferiore per le annate non propriamente favorevoli. Vini semplici, il che non vuol dire sempliciotti: espressivi, diretti, genuini e fragranti. A partire dal Petite Prince 2015, un Pinot Gris che denota una vena sapida e minerale, marcatamente territoriale. La bellezza di questa bottiglia, oltre che nel contenuto, risiede anche nell’etichetta in stoffa che richiama il celebre libro: ma è anche e soprattutto un vino dedicato al figlio Giulio, il vero e unico piccolo principe nella vita di Ilaria, come lei stessa ama sottolineare. Gli altri due vini sono il Mariadzo 2015 e il Clos de Cartesan: il primo è un blend di Cornalin, Vien de Nus e Pinot Noir, affinato per circa 10 mesi in legno, che mostra una nota terrosa selvatica e una potenza espressiva marcata, il secondo un blend proveniente da vecchie viti, vino giocato sull’eleganza e su una beva convincente che regala il meglio di sé dopo alcuni mesi in bottiglia.