Negli anni ’70, quando Primo Bazzo con lungimiranza e incoscienza decise di acquistare cinque ettari di vigneto nelle colline di Susegana, il fenomeno Prosecco era ancora tutto da venire. Gli impianti originari della proprietà infatti saranno di Merlot e Plavina, chi l’avrebbe mai detto?
Nel 2020, altro tempo, Soira Bazzo e Filippo Santarossa iniziano a gestire e lavorare due ettari e mezzo vitati a Glera, con qualche intermezzo di Bianchetta trevigiana, Verdiso e Dall’Occhio, varietà autoctone in cerca di adozione, attenzione e valorizzazione. Il lavoro sulla biodiversità passa anche da qui e prosegue con siepi e boschette curate e manutentate per favorire le essenze autocotone. Arnie, inerbimenti e infiorimenti per attrarre insetti, animali selvatici e occhi perfettamente indiscreti. Per attrarre vita.
Le lavorazioni in vigna sono manuali, con attenzione particolare alla potatura secca e alla potatura verde delle viti, tutte allevate a sylvoz. I trattamenti sono ridotti al minimo indispensabile, cercando di trarre il maggior vantaggio dagli strumenti di lotta integrata. La vendemmia è rigorosamente fatta a mano, con forbici e amici.
Il “Primo”, risultato di anni di bevute e passione per il mondo del vino, è un macerato rifermentato in bottiglia prodotto in tiratura limitata dalla Glera della particella più vecchia (2003) e dalle viti di Bianchetta trevigiana che punteggiano il vigneto. Durante i 14 giorni di fermentazione a temperatura non controllata il vino viene follato manualmente e giornalmente. Solfiti al minimo e travasi solo quando necessario. Lieviti indigeni e zucchero d’uva per la rifermentazione in bottiglia, a Primavera.
L’azienda, ancora all’inizio della sua storia, cerca di ripercorrere e recuperare pratiche tradizionali contadine, sia in vigna che in cantina, non dimenticando però la contemporaneità, quando può aiutare a fare dei passi avanti. Il prosecco è morto, viva il prosecco!